Quanti articoli saranno stati scritti sul tema del blocco dello scrittore? Tanti? Troppi? Forse. Sta di fatto che a mio avviso non saranno mai abbastanza. Si, perché il blocco dello scrittore è un fenomeno comune a tanti ... scrittori. Una volta era una Olivetti o un Underwood con il foglio bianco infilato all'inizio e nessun rumore metallico di tasti. Oggi è il display bianco di Word e... sempre nessun rumore di tasti. Solo silenzio tutto intorno. O forse lo schiamazzare di ragazzini fuori dalla finestra che giocano a pallone, oppure ancore il traffico urbano. Solo nella fantasia dello scrittore è un gran casino! Perché se tutto intorno è pace e tranquillità, nella mente di chi scrive è il caos totale. Una sorta di tempesta meteoritica, un turbinare di idee messe da parte per dopo, scartate, buone, ipotetiche... ma di fatto, un vero caos. Questo è il blocco dello scrittore! E qui ci si riscopre nevrotici. In realtà la psiche corre ai ripari altrimenti c'è solo la via della pazzia. Se siete lettori, categoria protetta, alla quale noi scrittori vi siamo infinitamente devoti, sorriderete. Se invece siete scrittori, categoria maledetta, allora comprenderete tra le righe a cosa alludo. La via della pazzia è quel sentiero senza ritorno dove voi stessi, scrittori esordienti, velleitari e non,  includo me stesso, diventate parte della storia che volete trasferire dal vostro mondo di fantasia alla realtà. Entrate a far parte di quel mondo irreale che si confonde con il mondo reale, un po' come tenere il piede in due scarpe, due mondi paralleli, tangenti e intersecanti. Ed ecco come vi vedranno quelli del mondo reale: introversi, assenti, sbadati, esuberanti, psicotici, nevrotici, strampalati, bizzarri. Gli aggettivi sono tanti. Ma non è di questo sentiero pericoloso che voglio approfondire. Il tema è il blocco dello scrittore, giusto?
Che cosa accade davvero? Lo scrittore è come se si trovasse in un luogo di confine fra due mondi molto diversi e nel contempo affini. Una sorta di dogana, barriera o varco. La pagina è bianca: il varco è chiuso. Ed è attesa. E' come se qualcuno o qualcosa avesse l'autorità di aprire quel prezioso varco per far passare le idee, materializzandole con le nostre parole e punteggiatura. Il nostro "doganiere" è la nostra adorata e odiata Musa! Adorata perché ci consente di essere ciò che siamo, di distinguerci, di farci apprezzare e talvolta anche diventare famosi. Per i più fortunati di entrare nella gloria della storia della letteratura a volte a caro prezzo. Odiata perché quando Lei non c'è, noi soffriamo disperatamente in attesa del suo arrivo, di una sua comparsa, anche breve, ma certamente divina!
Ma il varco non cenna ad aprirsi. La dogana fra i due confini rimane chiusa. E aspettiamo. E in questa attesa? Cosa facciamo? Molti di voi lo sanno già. Ognuno ha la sua risposta. Ma è giusto che anche i lettori ne abbiano un'idea. E' un atto dovuto tutto sommato.
Eravamo rimasti allo schermo di Word bianco e lucente. Silenzioso e immacolato in contrasto alla nostra mente e il suo silenzioso caos.
Molti di noi iniziano a comportarsi in modo diverso. Così come quando si è in attesa di qualcosa, l'arrivo di un treno, l'apertura di un centro commerciale, l'attesa dell'imbarco ad un aeroporto, o ancora in un ambulatorio medico, cerchiamo di "ammazzare" il tempo! Facciamo di tutto, leggiamo una rivista, ascoltiamo musica, qualcuno gioca con passatempo, compila cruciverba eccetera. Allo stesso modo lo scrittore, se pur in maniera bizzarra fa lo stesso: perde/guadagna tempo in attesa. Pulisce con un panno il tavolo intorno al computer, osserva in giro come se dovesse fare improvvisamente le pulizie dello studio o della casa, ma senza mai alzarsi dalla sedia. Guai! La postazione è sacra e inviolabile! Lasciare la sedia sarebbe come abbandonare un posto in prima fila. Poi si allineano ordinatamente le penne, le matite, la gomma per cancellare. Un ordine quasi maniacale. Anzi, maniacale! Gli oggetti sparsi sul tavolo vengono allineati secondo una geometria sconosciuta ma sensata secondo l'autore. Poi ampliamo il nostro sguardo verso le pareti della stanza. Cerchiamo nuovi confini. Un quadro che starebbe meglio da un'altra parte. Le tende alla finestra dovrebbero essere lavate? Si forse. Se abbiamo una libreria poco distante cerchiamo di capire a distanza se i libri riposti hanno il giusto ordine per tema trattato o per dimensione del volume. E ci domandiamo se è il caso di cambiare la disposizione. Si, prima o poi. Poi a distanza di braccio scorgiamo il mappamondo che ci avevano regalato anni prima ai tempi della scuola dell'obbligo. Gli diamo una girata e interi continenti vedrebbero notte e giorno in due secondi ... ah! il tempo! Quale mistero e che potente elemento di ispirazione per gli scrittori. Chiedete ad uno scrittore di esprimere un desiderio! Ne abbiamo uno solo! Viaggiare nel tempo. Se vi rispondono un'altra cosa non sono scrittori! Si, è una battuta! "Lo sanno tutti che viaggiare nel tempo è pericoloso!" (e questa è mia! non credete a certe pubblicità!). Ci accorgiamo che su quel mappamondo ci sono alcuni stati che non esistono più! Yugoslavia! Sembra il nome di uno stato da fumetti Marvel come il piccolo stato di Latveria! Oppure URSS. Un intero stato grande come mezzo pianeta! Ok, il mappamondo è datato. Ma non riesco a separarmene. E poi è stato uno dei primi ad essere retroilluminato! Sposti lo sguardo verso altri confini. Vedi lo stereo. Una volta i più fortunati avevano il rack HiFi. Le nuove generazioni non hanno probabilmente idea di cosa sia. Per chi è stato giovane testimone degli anni '80 sa che l'HiFi era un sogno che si realizzava per pochi. Si trattava di un apparato elettronico a ripiani composto da piatto (il giradischi) in cima, amplificatore (la potenza d'uscita), sintonizzatore (la radio), la piastra a ponte (per le audiocassette), l'equalizzatore (dispositivo per alterare parzialmente il suono) e per le ultime generazioni di questi costosi impianti, anche il ponte CD: ed era il futuro! Premere il pulsante e veder uscire il piatto per l'alloggio del CD era quasi un orgasmo. L'ho detto? Ok, forse esagero ma a quei tempi era così! Poi da qualche parte nella stanza, in qualche angolo ma ben in vista le casse acustiche. Due generose scatole di legno di solito nere, completavano l'ambito set musicale. Un giovane che possedeva questo, all'epoca era ricco! Un discreto impianto costava quasi come uno stipendio mensile medio! Perché è così importante per uno scrittore la musica?
Lo dice la parola: musica. Musa! La Musa ispiratrice! La musica ha un profondo e intrinseco, aggiungerei misterioso, ruolo per l'umore di tutte le persone. Per un animo creativo è ... fondamentale. Ed ecco che lo scrittore, allunga il braccio e con un dito preme power on! Abbassa il volume quel tanto che serve a non costringere i vicini a chiamare i vigili e si lascia trasportare dalle note del momento. Ma attenzione! Non deve essere la radio. No, la radio è letale per l'autore. Deve essere scelta una musica adeguata e soprattutto priva di voce fuori campo. Un DJ è peggio di un killer nei confronti di chi è assediato dal blocco dello scrittore. Ricordiamoci che la mente di chi scrive sta vivendo un silenzioso caos generale. Le idee ci sono ma devono essere riordinate e raggiungere un ordine armonico. Un tema di fondo esiste e allo scrittore è noto. Deve essere amplificato. La scelta musicale avviene in modo istintivo quindi.
E ora siamo nella nostra stanza studio, intorno a noi tutto è riordinato maniacalmente e la musica ha riempito la stanza se pur in sordina. Qualcosa sta già iniziando ad accadere. Lo sentiamo. Ne siamo certi. La musica è paragonabile ad una sorta di tangente che paghiamo a quell'oscuro doganiere che ha il compito di alzare la sbarra della dogana. Quel varco fra i due mondi, reale e fantasioso, deve essere aperto. Alla fine se il doganiere accetta, il varco è aperto. Le idee possono passare. Il confine rimane ma iniziano gli scambi. Da una parte passano le idee, dall'altra vengono messe per iscritto!
Bello vero? Si, lo è. Ma non finisce qui. Esiste una sorta di accordo conosciuto e mai scritto, un codice o... per lo più una traccia, direbbe il Capitano della Perla Nera. Lo scrittore non deve permettere a nessuno ... Nessun altro essere umano di interagire fra questi due confini. Lo scrittore fa parte con la sua persona di un mondo reale, tangibile e condiviso con altri. Permettere ad un amico, un conoscente, o uno sconosciuto di entrare a far parte di questo mondo significherebbe perdere ogni speranza di interagire con le nostre ispirazioni più fantasiose perché verrebbero contaminate dal mondo reale. In quanto scrittori, riconosciuti o no, abbiamo per nostra natura, o per divina intercessione, il Privilegio di far parte di un mondo speciale, in quanto siamo stati invitati a farne parte in qualche modo, con il permesso di riportare con i nostri racconti, fiabe or romanzi, qualcosa che ci è stato concesso di fare. Non abbiamo il diritto, in quanto ospiti privilegiati, di invitare a nostra volta, qualcuno che con questa Dimensione parallela, non ha nulla a che fare. Per uno scrittore, i personaggi che crea sono entità reali da una parte, ma dall'altra sono solo parole e punteggiatura. E' solo sotto questa forma che possono attraversare il varco. Quando scriviamo di Loro, siamo con loro e interagiamo con Loro, nel loro mondo! Solo in questo modo riusciamo a renderli vividi e inossidabili nel mondo reale finché esisterà anche l'ultima copia del libro dove si parla della loro esistenza.
Un romanzo di fantasia tutto sommato è un piccolo marchingegno che ci consente di viaggiare nello spazio e nel tempo. Fintanto che quel libro rimane chiuso e accatastato su di uno scaffale di libreria a raccogliere polvere rimane ciò che oggettivamente è: un libro. Leggetelo e la Magia inizia così come quando lo scrittore ha iniziato a scriverlo molto tempo prima.

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